Scrivo in una settimana importante per il Sentiero Pasolini: la Regione Lazio ha deciso di sostenere questa bellissima via ciclabile e percorso pedonale. La battaglia, durata tre anni, di volontari, appassionati, amanti di Roma, della bicicletta e della natura ha raggiunto un primo traguardo ufficiale dopo tante delusioni ed indifferenze.
Un sentiero è un concetto romantico, un cammino, un viaggio nel tempo, un legame tra posti diversi, una via di contatto con la natura e gli uomini, un percorso spirituale o di crescita in senso simbolico. Ma a livello pratico è soprattutto un’infrastruttura. Ben lo sa e lo ha considerato chi ha deciso di sostenerlo a livello politico.
Infatti gli spazi verdi pubblici, tra abusivismo e traffico crescente, i luoghi dove camminare, correre e andare in bicicletta in sicurezza, ma anche semplicemente riflettere in un bel luogo all’aperto, sono sempre di meno. La fame di questi luoghi però cresce, alcune volte anche inconsciamente, e ci ritroviamo a cercarli come una necessità intima, più o meno confessata. Sicuramente è il bisogno di recuperare almeno la libertà di scelta su come occupare il mondo, non domani ma qui ed ora.
Il sentiero Pasolini è speciale: collega Casal Bernocchi, non molto lontano dal raccordo autostradale, ad Ostia Antica, l’antico porto dell’impero; sono 17 chilometri immersi quasi totalmente nel verde lungo il Tevere, fiume di incommensurabile valore storico, culturale e naturalistico. L’importanza strategica a livello ciclistico e quella turistica culturale sono finalmente state riconosciute dopo che quest’anno il Sentiero Pasolini ha conquistato il terzo posto tra i luoghi del cuore del FAI a Roma su 1.382 in gara.

Nell'articolo:
Il sentiero Pasolini: un cammino internazionale verso il Mediterraneo
Era il 17 novembre 2018 quando percorsi per la prima volta il Sentiero Pasolini nella sua interezza. Ero stata coinvolta da un gruppetto di intrepidi ciclisti con una delegazione russa. L’iniziativa era opera di Sven Otto Scheen, un uomo imponente, dai capelli rossi e dagli abiti informali, sportivi, come quelli che spesso portano i romani di periferia.
Eppure Sven è tutt’altro che un personaggio uscito dalle periferie. Ha innescato il processo virtuoso, la collaborazione tra persone, associazioni internazionali e territori che ha portato alla costituzione e riconoscimento del Sentiero Pasolini. Nell’ambiente romano degli appassionati di bici ha accompagnato tutti, quasi personalmente, nella scoperta della via ciclabile e/o cammino che connette Roma al mare, spesso in bici, alcune a piedi o addirittura in processione.
Di nazionalità svedese si occupa di percorsi turistici ciclabili e condividiamo le stesse compagnie e colleghi a Roma da più di dieci anni senza esserci mai frequentati. Sapevo che era diventato un piccolo imprenditore del settore; poi avevo visto nascere online la condivisione per questo suo sogno: il sentiero Pasolini.
Così quel freddo, ma bel giorno di novembre, non seppi resistere all’invito e mi ritrovai lungotevere con volpi, falchi pescatori, fagiani e un gruppo internazionale di persone. L’obiettivo era Ostia Antica e in particolare la chiesa di S. Nicola di Bari dove ci aspettavano i festeggiamenti del Santo. San Nicola di Bari è patrono del Mediterraneo e dei pescatori; unisce oriente e occidente, è simbolo di tolleranza ed inclusione, valori su cui oggi l’Europa punta molto. È addirittura lo stesso personaggio che ha dato vita alla leggenda di Santa Claus, babbo Natale.
Il santo è presente a Roma dal sec. XI d.C. al XIX: in suo onore, al termine di incontri internazionali, si svolgeva una processione via terra, via fiume e via mare. Perciò il Sentiero Pasolini si inserisce perfino all’interno dell’itinerario internazionale di San Nicola, uno dei candidati agli Itinerari Culturali Europei del Consiglio d’Europa.
Casal Bernocchi: l’inizio del Sentiero Pasolini
Si può raggiungere Casal Bernocchi, per prendere l’inizio del Sentiero Pasolini, tranquillamente con il trenino Roma-Ostia Lido. In questo momento, a causa delle misure contro la pandemia, su questa linea si può trasportare sempre la bicicletta, ritenuta un naturale distanziatore sociale.
Per determinare il nostro km0 gioca un ruolo indiscutibile la stazione. Negli anni ottanta per ottenerla le famiglie venute ad abitare nelle nuove case dovettero occupare i binari. Ma non bastò. Si narra di una leggendaria trafugazione di una testa di mammut per far cadere il vincolo sull’area. All’epoca quasi nessuno possedeva un’auto, in queste zone non arrivava neanche il trasporto pubblico su gomma, mancavano i negozi per i beni di prima necessità e la scuola era stata ricavata in un garage.
La storia di Casal Bernocchi è la storia della trasformazione della campagna romana. Già in epoca antica vantava la zona diversi insediamenti trovandosi lungo il tracciato del Tevere, principale via di rifornimento di Roma. Alla foce del fiume c’erano poi le saline, già in epoca arcaica fonte di ricchezza essenziale di una società agropastorale. Siamo infatti lungo l’Ostiense, la via consolare romana che portava, e porta appunto, ad Ostia. Oggi l’antica strada è tutt’altro che percorribile a piedi o in bici e così lo sono le sue alternative su asfalto.
Nel 2016 fu scoperto in queste zone un mausoleo con complesso termale dai pavimenti ricoperti di mosaici e addirittura un sepolcreto i cui scheletri presentavano ancora le ossa in connessione.
Ma questa è solo l’ultima delle scoperte archeologiche di rilievo internazionale che hanno identificato un vero e proprio borgo rurale a ridosso dell’Ostiense. Gli impianti produttivi, databili al IV a.C., erano forse specifici per i servizi di navigazione del Tevere e appartenenti ad una stazione di sosta.
Successivamente il territorio perse di importanza logistico-militare ma divenne luogo di ville rustiche, quelle residenze padronali dedicate alla produzione agricola e all’otium. Sono stati rinvenuti i resti di tre ville romane tra Casal Bernocchi e Malafede. Il ritrovamento di una fistula di piombo lungo l’Ostiense ha reso possibile attribuire a Lucio Fabio Cilone, senatore dell’impero, proconsole della Gallia Betica ed amico dell’imperatore Settimio Severo, una di queste ville.
Casal Bernocchi nasce ufficialmente nel 1961 come complesso costruito da INA-CASA, grande protagonista di quegli anni. Gli appartamenti vengono assegnati per graduatoria, diventando residenza di impiegati pubblici, poco di buono e gente della mala.
La qualità dei materiali e di progettazione è migliore rispetto alle prime borgate ufficiali romane, anche grazie ai fondi del piano di aiuti postguerra detto Marshal o ERP, European Recovery Program. Ma il concetto di satellite, centro isolato dalla vita urbana ma anche profondamente diverso da un borgo agricolo, rimane rendendo l’insediamento un conglomerato di edifici alienato dal contesto di provenienza e da quello di costruzione.
Il nome fu recuperato successivamente rintracciando l’ultima proprietaria dei terreni prima dello stravolgimento edilizio e di un casale: la contessa Bernocchi. Un recupero di una memoria in senso romantico-storico che rappresenta il km0 di questa via ciclabile: il Sentiero Pasolini.
Centro Giano: prima tappa Sentiero Pasolini 0,2-3,5 km
Attraversata la via Ostiense dalle strisce, si segue il marciapiede verso destra e arrivati al semaforo si raggiunge la sede stradale per attraversare il sottopasso e girare immediatamente a destra sul Sentiero Pasolini, qua stretto tra il sottopasso e un cancello.
Siamo a Centro Giano, chiamato così per l’esistenza leggendaria di un tempio legato ad uno dei più antichi dei della tradizione romana. Giano era il dio degli inizi, dei passaggi, delle porte, del mattino, detto alle volte creatore, altre padre, bifronte e procreatore.
Il cuore della zona è costituito da un casale dell’antica campagna romana con due edifici adibiti a stalle e altri d’utilizzo agricolo. Si vorrebbero conservarli come testimonianza dell’evoluzione della campagna romana e renderli luogo d’aggregazione sociale. Il concorso, aperto solo ad attività senza scopo di lucro, non ha previsto l’onere del restauro di cui tutte le strutture hanno un forte bisogno e i vincitori hanno rifiutato uno ad uno l’assegnazione.
Ci saluta subito la vegetazione tipica dell’ambiente con un folto e scenografico canneto che viene sfoltito dai volontari per tenere il sentiero pulito ed in ordine. Queste graminacee rappresentano una delle specie vegetali originali di Roma dove su 1.300 ben il 45% è legato all’ambiente fluviale. Tutto ciò spinge molte specie di animali a popolare le sponde del Tevere.
Nonostante il fiume romano sia ricco di pesce, tra cui rovelle, anguille, carpe e addirittura cefali, a differenza di molti altri fiumi europei, viene ritenuto, spesso a torto, una fogna a cielo aperto. Diverse specie di uccelli sono attratte dall’abbondante flora e fauna ittica. Così mentre si pedala si possono scorgere aironi, germani reali, cormorani, garzette, gallinelle d’acqua, gabbiani ed eccezionalmente i martin pescatore.
Dall’altra parte, sotto il sentiero, si scorgono delle casette, frutto dell’abusivismo, tra anni cinquanta e sessanta, di alcuni braccianti immigrati, prevalentemente dal sud, per lavoro. Mancano le strutture sociali, a parte una chiesa. Così è un quartiere privo di attrattive per i giovani e durante la settimana, percorrendo questo pezzo del Sentiero Pasolini, c’è molto silenzio, qualche rumore arriva dalle vecchie botteghe degli artigiani lungo l’argine.
Dragoncello e Dragona: seconda tappa Sentiero Pasolini 3,5-10,5 km
Continuando sul Sentiero Pasolini e quindi sull’argine, si arriva ad una costruzione in cemento armato. È un elemento interessante, grande dalla forma rotonda e con uno strano meccanismo. Si dovrebbe trattare di una idrovora che, invece di fare come la maggior parte di esse lungo il Tevere, pompa l’acqua dal fosso per portarla sui campi. Risale agli anni ’20 del novecento quando tutta la zona, oramai ceduta dalla famiglia nobile degli Altieri ai Micara e ai Corsetti, venne riorganizzata con un complesso sistema di canali, fossi, strade, case coloniche a servizio dell’agricoltura e degli allevamenti.
Stiamo entrando nella zona di Dragoncello, proseguire lungo l’argine e sul Sentiero Pasolini è in questo tratto problematico. L’argine è demaniale e per motivi di sicurezza pubblica dovrebbe rimanere accessibile e di fatto lo è, ma la presenza di un gregge con cani pastore rende questo tratto insicuro, specialmente per chi lo percorre in bici. Così, qua si devia sulla sinistra, costeggiando un centro di equitazione e i piedi di Monte Cugno.
Oramai tutti gli esperti concordano sul fatto che su questo montarozzo, dove sorge il casale di Dragoncello, proprietà della famiglia Micara, sorgeva la leggendaria città di Ficana. Fu cancellata intorno al VII sec. a.C. dai Romani per controllare il Tevere e quindi le saline alla foce. In realtà gli scavi hanno dimostrato una continuità con l’epoca regia e repubblicana. L’insediamento fu, quindi, probabilmente e semplicemente romanizzato. Pare anche che questo insediamento fosse collegato direttamente con Alba Longa e dunque abitato dal popolo dei Latini originariamente.
Questa zona è l’unica che presenta una serie di alture che dominano il fiume; l’assetto geomorfologico ne determina il ruolo strategico nei confronti di Roma, del fiume e del mare. La rilevanza di questa posizione non sfuggi nel IX secolo al papa Gregorio IV che fondò qua l’avamposto Curtis Draconis. Verso il mare costruì il borgo fortificato di Gregoriopoli, con conseguente abbandono dell’antica e decadente città romana di Ostia da parte della popolazione.
Così facendo mise in sicurezza Roma e la sua campagna contro i continui attacchi dei pirati saraceni. Nella zona venne costruita la prima villa papale di villeggiatura, inaugurando la tradizione che poi continuerà secoli più tardi sui colli Albani.
Sul termine di Draconis, che ha dato origine ai due toponimi moderni, ci sono diverse tesi che associano la parola all’erba Artemisia Dracuncunlus, al diminutivo del latino “draco”, ossia serpente, e addirittura alla lotta al paganesimo. Questo, forse qua ancora superstite, era legato al serpente come simbolo di medicina, quindi sconfitto da San Giorgio, rappresentante del cristianesimo, il rettile diventa simulacro del male.
Tutta la zona in cui entra il Sentiero Pasolini successivamente, quella di Dragona, fu acquistata da Antonio Corsetti a fine ottocento. Uno dei suoi due figli, Francesco, lottizzò e quindi con l’abusivismo nacque il quartiere. La strada dalla scuola di equitazione sale e ci guida tra queste abitazioni per poi scendere nuovamente. Si entra quindi in una ex discarica e da lì si torna in cima alle alture che caratterizzano questa zona. Vengono dette dei Monti di San Paolo per la presenza medievale dei monaci di San Paolo Fuori Le Mura.
Si pedala presto lungo il bel Parco del Drago (pulito e animato dai residenti volontari) fino all’azienda agricola Corsetti. Questa come ricorda il nome e lo stemma di famiglia è nata dalla passione dell’altro figlio di Antonio, Carlo, ed è ancora oggi in mano alla famiglia. Qui il Sentiero Pasolini attraversa la loro proprietà, la tenuta di Mondragone, per cui bisogna fare attenzione agli orari di apertura.

Ostia Antica: terza tappa Sentiero Pasolini 10,5-17,5 km
Il sentiero Pasolini prosegue quindi fino all’argine dove dopo circa 200m scorgiamo le idrovore di Bagnolo. Quest’opera di ingegneria idraulica fa parte di un complicato sistema storico di canali e fossi che aiuta a controllare la confluenza delle acque sul territorio del bacino del Tevere. In particolare questo impianto è stato costruito negli anni ’90 e conta di quattro macchine che scaricano direttamente nel Tevere le acque raccolte dal Canale Nuovo Bagnolo. Le idrovore sono controllate da un sistema automatico e possono sollevare circa 10-11 mc/s.
All’interno del canale, invece, sono stati rinvenuti un tratto di antica Ostiense e quattro piloni dell’acquedotto omonimo di epoca traianea. Il territorio verso l’Ostiense pare abbia assunto il nome misterioso di Bagnoletto, un quartiere inesistente sulla carta ma che già incombe sulla città. Il canale di Bagnolo è proprio il confine con il territorio del Parco Archeologico di Ostia Antica, la cui area è posta interamente sotto vincolo.
Lungotevere, sempre più vicini al mare, possiamo apprezzare la natura appieno, le radici leggendarie della città di Roma. Narra, infatti, Virgilio che qui alla foce del Tevere sbarcò Enea, rifugiato della guerra troiana. Qua il territorio fertile, e ancora in parte paludoso, gli sorrise regalando ai suoi posteri un futuro e la fama della civiltà romana. Sicuramente il legame della città di Roma con le saline, all’epoca un tesoro incommensurabile per una società agricolo-pastorale, era importantissimo. Ma non furono solo le saline a decretare l’importanza di questa città piuttosto sua location sul Tevere e sul mare che la rese parte indispensabile della capitale, prima città di un milione di abitanti sul globo terrestre. Ostia fu il porto dove arrivavano le merci da tutto l’impero per la città eterna, il posto dove venivano stoccate e spedite nel momento giusto sul fiume verso la capitale.
Spesso il Sentiero Pasolini passa lungo quartieri la cui storia è stata cancellata. Le strade anonime dividono architetture di dubbia qualità e pregio. Sono zone dove le infrastrutture, spesso dopo decenni dai condoni, mancano e che diventano nidi di degrado ambientale ed umano. Il sentiero Pasolini ha rimesso le comunità di questi territori in contatto, ha dato loro uno spazio verde e uno sociale, un cammino bellissimo dove passeggiare, correre e andare in bici osservando la natura. Sta restituendo loro un’identità, una storia: la nostra.
Questo cammino internazionale è un’attrattiva e una risorsa per tutti i romani, e a livello internazionale, dando orgoglio e dignità agli individui, alle comunità, alle associazioni, e alle istituzioni che si impegnano nel suo mantenimento. La bellissima segnaletica che si trova lungo il sentiero e il gruppo FB dedicato al Sentiero Pasolini ne sono testimonianza a disposizione di tutti.
Dall’altra parte del fiume c’è l’aeroporto internazionale di Fiumicino, cittadina che prende nome dal canale artificiale ricavato dall’imperatore Traiano. Non lontano si trova il bacino ottagonale che divenne il porto principale al posto di quello di Ostia e di quello di Claudio con i secoli. Questi posti, insieme all’Isola Sacra, fanno parte del Parco Archeologico di Ostia Antica e quindi del nostro patrimonio pubblico.
Arrivati a questo punto il paesaggio è così bello che ignoro spesso le indicazioni verso Via dei Due Rami ed Ostia Antica per proseguire su un single track, per il tratto ancora possibile, lungo l’argine.
Al 17 km il Sentiero Pasolini termina; è impossibile lasciare il Tevere senza qualche foto. Prendendo via Gherardo a sinistra raggiungiamo facilmente l’ingresso al parco archeologico, che con il suo immenso territorio, le innumerevoli vecchie e recenti scoperte, non smette mai di stupirci. Leggi cosa vedere con un tour di Ostia Antica in inglese.
Parco Pasolini: quarta tappa e tratto mancante del Sentiero Pasolini
Il Sentiero Pasolini porta un nome importante. I temi che abbiamo trattato, attraversando questi territori, erano a quest’uomo molto cari. Pierpaolo Pasolini sfugge ad ogni stereotipo come regista, scrittore e uomo. La sua produzione rimane ancora oggi di difficile fruizione, priva di compromessi nella sua continua denuncia sociale. Fu uomo umile e generoso, amato e stimato da tutti eppure rimase vittima di un omicidio.
Il nome che porta questa via ciclabile e pedonale accoglie quel messaggio, quella denuncia, quel desiderio di inclusione. In realtà è la tappa finale ideale: quella che ancora non c’è. Infatti, se fosse possibile proseguire sul Tevere, in quattro chilometri il Sentiero Pasolini arriverebbe al parco dedicato a quest’uomo dove fu ritrovato il suo cadavere. Si tratta di un parco letterario, un’altra storia affascinante di riscatto.
L’Idroscalo, la discarica dove Pierpaolo fu ucciso nel 1975, giaceva in condizioni di degrado vergognose e negli anni novanta veniva pianificata già la sua cementificazione. Fu la Lipu a strappare questo lembo di terra agli interessi economici. E furono i suoi volontari a ripulire e bonificare la zona fino a creare l’Oasi Lipu Centro Habitat Mediterraneo, una vera e propria ricostruzione di una laguna mediterranea come quelle che caratterizzano la costa laziale secoli fa.
Al suo interno ospita morette tabaccate, cigni reali, tuffetti, falchi di palude, cavalieri d’Italia e aironi rossi tra le duecento specie di uccelli identificati. E quindi al suo interno sono nati, grazie anche al comune di Roma, una serie di percorsi bibliografici e letterari legati a Pierpaolo Pasolini. Vorrei ricordare la sua ultima poesia, Saluto ed Augurio, dove ci dice, “voglio parlare a un fascista, prima che io, o lui, siamo troppo lontani”, parole che sono esempio di inclusione, di partecipazione sociale, degno finale di un post dedicato alla via ciclabile, al cammino, al riscatto e al sogno del Sentiero Pasolini.